Sii regolare ed ordinato nella tua vita, cosi chè tu possa essere violento ed originale nel tuo lavoro. G.Flaubert

Ciò che tu guadagni che non serve alla vita tua è in man d'altri senza tuo grado. L. Da Vinci


domenica 12 maggio 2013

DA FIRENZE A ROMA IN RISCIO' PER LA CIEMMONA DEL 2 GIUGNO. DAGLI AMICI DELLA CRITICAL MASS DI FIRENZE UNA IMPRESA DEGNA DI NOTA


"...quando per andare da Firenze a Roma ci volevano due settimane in carrozza, si arrivava prima, perchè nel frattempo mangiavi, leggevi, studiavi, amavi e osservavi."
Questa è una frase che il mio maestro di musica inserisce sempre a corollario delle nostre discussioni sul valore del tempo.
Ci domandiamo, infatti, come un Johann Sebastian Bach riuscisse a studiare, suonare, comporre, improvvisare, insegnare, dirigere e al contempo crescere i numerosi figli, sbrigare gli affari di casa e di famiglia, occupandosi finanche degli approvvigionamenti alimentari.
Il tempo compresso, con le giornate infinite, scandite dalla luce elettrica, dal telefono, dall'automobile è una conquista della cosiddetta civilizzazione ma, come ogni evoluzione, lascia sul suo cammino le spoglie di ciò che ha superato o distrutto.
Mi trovo spesso a ripensare alle mie giornate, giunto a sera, e mi rendo conto, che nonostante l'innumerevole numero di azioni compiute, pochi sono i momenti di vita vera e piena. La maggior parte del tempo è invaso da azioni stereotipate oppure fagocitato dalla mancanza di rispetto del tempo altrui che ormai credo sia divenuto il "peccato veniale" di un epoca di "relativismo assoluto".
Ecco che allora l'avventura dei ragazzi fiorentini che percorreranno in 10 giorni il tragitto tra Firenze e Roma in "carrozzella" (come viene chiamato a Viareggio il risciò), assume la connotazione di un viaggio "nel tempo". 
Percorrere 30-40 km ogni giorno, circa quanto riuscivano a percorrere le carrozze a cavallo nei tempi passati, permette di dilatare le ore, portandole ad assumere un diverso "valore".
Non più denaro ma "moneta per l'anima", con la possibilità di parlare liberamente con i compagni di viaggio, tacere, osservare il paesaggio  bello o brutto che sia, riflettere, svuotare.
Perché il cadavere dell'evoluzione dell'uso del tempo è "il vuoto", l'assenza di necessità impellente, lo spazio necessario per far respirare il cervello e farvi entrare aria nuova.
Il vuoto e la noia sono banditi dal nostro modo di vivere fin da bambini e sono sempre connotati come nemici, dimenticando che quasi sempre l'apprendimento e le idee si affacciano alla coscienza in sua presenza.



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