Il culto dei defunti e della loro memoria è caratteristica distintiva dell'essere umano: le prime civiltà si contraddistinguono per la conservazione di parte di cadavere, per la tumulazione dei corpi sotto le fondamenta degli insediamenti. Necropoli, piramidi, cimiteri accompagnano l'uomo nel corso della storia. Feticci, teschi, maschere funerarie, busti, dipinti, fotografie, video hanno provato a conservare le sembianze dei defunti per i posteri.
Girando per le strade della Toscana in bicicletta, una caratteristica costante che punteggia i bordi delle carreggiate, sono i piccoli memorandum votivi delle vittime della velocità. Scooteristi, motociclisti, ciclisti, talvolta automobilisti.
"Sol chi non lascia eredità d'affetti, poca gioia ha dell'urna". Quanto mi risulta intollerabile per il cattivo gusto è l'esibizione delle foto ai margini delle strade. La memoria ha delle regole di rispetto: se un ritratto sulla tomba ha un suo perchè, una ragione storica, culturale, una foto legata su un paracarro è pornografica. Espone il defunto al pubblico ludibrio, senza difesa, per un malinteso senso di affetto.
Il corpo privo di vita, privo di difese è esposto al giudizio dei vivi.
Basta pensare alla sensazione di essere stato osservato durante il sonno senza esserne consapevole: la sensazione più comune sarebbe il fastidio, la vergogna o quantomeno un certo imbarazzo. Il ragionamento si può portare alle conseguenze estreme.
Mostrare il cadavere in camera ardente, pettinato, vestito a festa, con le palpere incollate perchè non si spalanchino di fronte alle "chiagnune", le gote gonfie di ovatta e velate di cipria, sebbene sia tradizione, è PORNOGRAFIA E VIOLENZA.
Basta mettersi nella posizione del defunto...
Basta mettersi nella posizione del defunto...
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